La vostra adesione deve essere inviata a questo indirizzo email reterifiutizeroemiliaromagna@gmail.com entro le ore 12 del 7 settembre. Indicate il vosto Nome, Cognome, eventuale Ass.ne o Comitato o Ente di appartenenza, Città di residenza.
Si invitano Associazioni, Comitati, Comuni, Enti ed anche singoli cittadini a sottoscrivere questa PETIZIONE (indicando gli elementi idientificativi e la località di residenza).
Vi invitiamo inoltre a divulgare questa PETIZIONE ai vostri contatti per poter ottenere una massa critica più ampia e partecipata!!!
Ringraziamo anticipatamente e, restiamo in atesa di una una Vostra risposta che ci auguriamo positiva.
Al Presidente della Regione Emilia
Romagna Stefano Bonaccini
All’assessore all’Ambiente Paola
Gazzolo
PETIZIONE POPOLARE: CONTRO L’APPLICAZIONE
DEL NUOVO DECRETO SULL’ART 35 DELLA LEGGE 164/2014; A FAVORE DEGLI OBIETTIVI
DELLA NUOVA LEGGERE REGIONALE DELL’EMILIA ROMAGNA SUI RIFIUTI AFFINCHÉ’ POSSANO
DIVENTARE OBIETTIVI NAZIONALI
La Regione Emila Romagna con l’adozione di Giunta del nuovo progetto di Legge regionale sui rifiuti (06/07/2015 -
Progr.Num. 871/2015 - Cod.documento GPG/2015/1029), che recepisce la
sostanza delle proposte di iniziativa popolare avanzate da Comuni e Associazioni,
assume “una “nuova visione” nella gestione dei rifiuti che rappresentano una
risorsa e possono concorrere al rilancio di un’economia che sappia coniugare
crescita e sostenibilità”… facilitando “la transizione verso una economia
circolare”
Questo progetto di legge rende evidente “che il raggiungimento degli obiettivi
di prevenzione”, e quindi di riduzione degli sprechi attraverso una maggiore efficienza “e recupero di materia”..” in modo che i rifiuti di
qualcuno diventino risorse per qualcun altro”… “consentirà di ridurre
progressivamente il quantitativo di rifiuto urbano non inviato a riciclaggio (…).”
“Il progetto di legge (…) intende sostenere l’adozione di misure dirette
alla riduzione della produzione e al recupero dei rifiuti mediante la
preparazione per il riutilizzo, il riciclaggio o ogni altra operazione di
recupero di materia, con priorità rispetto all'uso dei rifiuti come fonte di
energia, in conformità con quanto previsto dalla Direttiva Quadro in
materia di rifiuti 98/2008/CE (c.d. “gerarchia di priorità per la gestione dei
rifiuti)”.
Una legge questa che pone al 2020 degli obiettivi importanti, considerati
per alcuni ambiziosi, ma di fatto già raggiunti in alcuni territori regionali
dove la trasformazione del sistema è in fase avanzata.
Ad esempio, in tutta l’area della pianura provinciale
parmense (capoluogo compreso) con una popolazione di 350.000 abitanti, grazie
all’applicazione estesa del porta a porta, si raggiunge il 73,5% di Raccolta Differenziata
(su tutta la Provincia, con la zona collinare e montana non ancora interessata
alla trasformazione il risultato è al 69,1%) rispetto all’obiettivo prefissato dalla nuova legge del 73%; i rifiuti
inviati a riciclaggio raggiungono il 71,2% rispetto all’obiettivo del 70%; i
rifiuti non inviati a riciclaggio sono pari a 153 Kg abitante rispetto ai 150
di obiettivo; la produzione procapite è del 21%, inferiore al resto della
regionale e rispetto all’obiettivo dato del 20%-25% di riduzione.
Risultati questi già consolidati nonostante
non sia stata ancora introdotta la tariffa puntuale, tranne alcuni Comuni
minori a livello sperimentale, la cui applicazione estesa, come previsto dalla
nuova legge regionale, porterà ad un ulteriore e sostanzioso balzo in avanti.
L’estensione di questa esperienza
a tutta la regione mostra che gli obiettivi della proposta di legge non solo
sono raggiungibili, ma anche superabili: basta replicare le buone pratiche, a
cominciare dalla raccolta porta a porta e dalla tariffa puntuale.
Gli esiti applicativi di questa nuova legge regionale
saranno una progressiva e significativa riduzione della quantità di frazioni
dei rifiuti urbani e assimilati e di converso un recupero qualitativo oltre che
quantitativo di materiali e sostanze da reinserire nel ciclo produttivo
attraverso una più efficiente gestione del riciclo.
Scelte, indirizzi ed orientamenti questi che, oltre a
favorire una maggior diffusione di “buone pratiche” sia da parte dei cittadini
sia da parte del modo delle imprese di produzione e distribuzione,
consentiranno anche di favorire lo sviluppo occupazione nel settore del riciclo
di materiali e del riuso di prodotti.
I risultati attesi nell’applicazione di questa nuova
legge saranno anche misurabili nella progressiva e sostanziale diminuzione
dello smaltimento dei rifiuti in discariche e in impianti di incenerimento.
Ora però tutte queste “misure” che, coerentemente agli indirizzi comunitari,
consentirebbero di fare in modo che i
rifiuti di qualcuno diventino risorse per qualcun altro rischiano di
essere vanificate dall’adozione di un Decreto applicativo dell’art. 35 della Legge 164/2014 (ex Decreto “sblocca
Italia”).
Questo decreto
applicativo, oggetto di discussione e adozione il prossimo 9 settembre alla
Conferenza integrata Stato-Regioni:
·
non considera gli scenari incrementali di recupero di materia attualmente
in discussione a livello UE, nel corso del dibattito sulla "Economia
Circolare", né la bozza di direttiva europea che pone un obiettivo di
riciclaggio del 70%, rifacendosi alla direttiva ormai obsoleta del 2008 con
obiettivi del 65% di RD e 50% di riciclaggio e calcola di mandare ad
incenerimento il 41,5% del rifiuto con un incremento di 12 nuovi inceneritori,
quindi con riciclaggio massimo del 58,5%, dato già superato da alcune regioni e
molte province;
·
prevede una produzione costante nel tempo senza considerare l’obbligo
comunitario di predisporre piani di riduzione della produzione dei rifiuti,
piani che lo stato e le regioni stanno accingendosi (in ritardo) ad elaborare;
·
individua l’incenerimento come unico strumento di trattamento di
trattamento per il rifiuto residuo e gli scarti della selezione della raccolta
differenziata, giustificando questa strategia
come obbligo normativo delle direttive CE, mentre le citate Direttive UE
fanno riferimento a tutt’altri obblighi, priorità e indirizzi in cui la
riduzione degli sprechi, il riutilizzo e il riciclo di materia vengono posti
come prioritari per le politiche economiche dei Paesi europei, mentre il
recupero energetico diventa una variabile secondaria e scompare dal sistema
degli obiettivi. [Comunicazione UE "Verso un'economia circolare: Programma
per un'Europa a zero rifiuti" - Gazzetta ufficiale dell’Unione europea - C
230/91 del 14.7.2015];
·
assume il conseguimento del 65% di Raccolta Differenziata senza tenere
conto di Regioni e Comuni dove il risultato è già oggi molto superiore. Senza
considerare che Regioni come l’Emilia Romagna (cosi come altre quali ad esmpio
il Veneto) che con la propria proposta di Legge di cui sopra eleva tale
obiettivo al 73% e al 70% il riciclaggio di materia, con il rischio di far
retrocedere tali Regioni dai risultati raggiunti dato che la normativa
nazionale sovrasta quella regionale,
·
assume una produzione del 65% di Combustibile Solido Secondario (CSS) dagli
impianti di pretrattamento; un dato questo che viene assunto in modo del tutto
artificioso al rialzo senza considerare dati oggettivi e reali degli stessi
impianti di preparazione CDR/CSS;
·
non prevede scenari operativi alternativi per il RUR, come gli impianti a
freddo con recupero consistente di materia (le cosiddette "Fabbriche dei
Materiali") che sono praticabili e praticati e che si stanno diffondendo
nelle programmazioni locali in molte parti d’Europa e d'Italia, impianti che
soddisfano l’obbligo di adottare “ogni altra operazione di recupero di
materia, con priorità rispetto all'uso dei rifiuti come fonte di energia”;
·
non considera né i costi né i tempi di realizzazione
degli impianti né la loro flessibilità, dato che gli impianti di incenerimento
richiedono alti investimenti, diversi anni per la loro progettazione e
costruzione e non hanno alcuna flessibilità dato che svolgono un unico compito,
bruciare e debbono essere alimentati per almeno 20 anni per essere ammortizzati
con le stesse quantità, mentre le “fabbriche dei materiali” costano 3-4 volte in
meno meno e richiedono al massimo 2 anni per la loro realizzazione e possono
essere utilizzati anche per il trattamento delle frazioni differenziate nel
momento in cui cala il RUR;
Occorre inoltre ricordare che il
settimo comma dell'art. 35 della Legge 164/2014, prevede l'applicazione del
potere sostitutivo del Governo ex art. 8, legge n. 131/2003, nel caso di
mancato rispetto dei termini di cui al comma 2, al comma 4, al comma 5 e al
comma 6. Un “potere sostitutivo” che toglie agli enti territoriali il controllo
e l’indirizzo gestionale in caso di dichirazione di “emergenze nazionali” al
fine di garantire “la sicurezza nazionale nell'autosufficienza” nella “gestione
di rifiuti urbani e assimilati” che è già di fatto compreso nel comma 1 del
citato articolo di legge in merito alla priorità data agli impianti di
incenerimento dei rifiuti in quanto li definisce “infrastrutture e insediamenti
strategici di preminente interesse nazionale”. Questo significa un
controllo del Consiglio dei Ministri sulle società che gestiscono gli impianti
che può arrivare anche porre il veto su delibere atti e decisioni assunte dalle
Regioni e dagli Enti locali.
Si chiede quindi al Presidente della
Regione e all’Assessore all’Ambiente che, in sede di conferenza Stato-Regioni
del 9 settembre p.v.:
·
si ribadiscano gli obiettivi per l’Emilia Romagna del 70% di riciclaggio,
del 20%-25% di riduzione della produzione dei rifiuti come da legge adottata;
·
si chiede che tali obiettivi vendano presi come base di calcolo a livello
nazionale per l’intera situazione nazionale per il calcolo del rifiuto
destinato a trattamento-smaltimento;
·
si chieda che per il rifiuto residuale venga privilegiato il trattamento a
freddo attraverso la nuova impiantistica di selezione meno costosa, più rapida
da installare e più flessibile e che permette di recuperare materia sia come
frazioni da riciclare, sia come FOS da utilizzare per bonifiche ambientali o
copertura di discarica.
·
si chieda che per la costruzione di qualsiasi impianto ed in particolare
per gli inceneritori sia lasciata ai costruttori la piena responsabilità di
rischio di impresa, senza alcuna clausola vuoto per pieno o similari;
·
si chieda quindi che la bozza di decreto attuativo venga respinta perché
palesemente contraria alla discussione in atto sull’economia circolare, sugli
obiettivi da raggiungere e sulla strategia europea verso “rifiuti zero”, per
essere sostituita con altro testo coerente con quanto proposto.
Allegato: Decreto applicativo dell’art. 35 della Legge 164/2014
Allegato: Decreto applicativo dell’art. 35 della Legge 164/2014
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