Racing to zero: zero rifiuti, zero scuse


“Racing to zero” di Christopher Beaver è un documentario che racconta un caso senza precedenti, quello della città di San Francisco che corre verso l’obiettivo rifiuti zero al 2020. Il messaggio è molto chiaro: se ce la fanno loro, la quarta città per numero di abitanti della California, al secondo posto negli Stati Uniti per densità di abitanti, ce la facciamo tutti. [ehabitat.it]

Beaver non ci racconta strategie per città futuribili, ci mostra come funziona oggi lo smaltimento dei rifiuti. Il tour è guidato da Robert Haley, l’assessore ai Rifiuti Zero della Città di San Francisco, – sì perché c’è una delega specifica per questo compito – che conduce lo spettatore a vedere gli impianti di raccolta e smaltimento, e a fare due chiacchiere con i responsabili delle diverse funzioni.

Sembra tutto estremamente semplice. Ci sono solamente 3 cassonetti, soprannominati “i fantastici tre”, per 3 tipologie di rifiuti:  riciclabili, compostabili, non recuperabili.

Con questo sistema, i cittadini sono più bravi a differenziare, a detta dell’assessore, con una percentuale di errore dell’1 – 2% per il compost e poco più per i rifiuti riciclabili. Ma c’è un trucco! Infatti, a San Francisco, c’è l’auditor della differenziata, un addetto che ogni notte durante le operazioni di raccolta porta a porta, guarda nei sacchetti e segnala se ci sono stati degli errori lasciando un cartellino appeso al cassonetto che il cittadino leggerà la mattina dopo. Con questo sistema le persone sono stimolate a fare meglio ma non vengono messe in imbarazzo con un confronto faccia a faccia. Che sensibilità verso gli oltre 850.000 abitanti! Questo, però, ancora non basta. Siccome la città è molto turistica, i cassonetti vengono spesso portati in piazza per spiegare alla gente che viene da fuori dove buttare i rifiuti.

L’amministrazione ha inoltre disposto degli obblighi di legge sull’utilizzo delle shopper compostabili e per l’utilizzo nei ristoranti di contenitori compostabili o riciclabili, lo spettatore potrà visitare un ristorante cinese che raggiunge oltre il 90% tra differenziata e compostabile. Il tour tocca molte altre tappe e molti aspetti interessanti come quello dei rifiuti tossici, delle macerie edili, dell’incenerimento dei rifiuti ospedalieri, del recupero della plastica, i RAEE, i tessili, la produzione di biogas e compost, l’educazione delle scuole. Quello che a mio avviso colpisce di più è che a San Francisco è entrato nella mentalità delle persone il concetto di responsabilità. Che siano cittadini, imprenditori, amministratori, tutti sono consapevoli che ogni azione ha una conseguenza sulle risorse primarie e sulla produzione di rifiuti. Forse anche grazie al principio per cui meno rifiuti produci e meno paghi di tassa raccolta rifiuti!

Il modello San Francisco genera consapevolezza, responsabilità, posti di lavoro, nuove economie, riduce l’impatto ambientale delle attività produttive e abitative dell’uomo ma soprattutto genera speranza nelle nuove generazioni. Una giovane ragazza intervistata afferma che l’uomo è una delle specie animali più intelligenti sulla Terra e che non c’è nessuna ragione per cui non dovremmo riuscire a sistemare la questione.

Sarà vero? Forse possiamo imparare dai nostri errori e superare vecchi modelli economici che hanno dimostrato il loro fallimento. E’ già in atto una riconversione del modello produttivo verso un sistema circolare che disegna i processi dalla culla alla culla senza passare per la tomba, o in questo caso la discarica.
 

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