Acqua-rifiuti: domande ai candidati governatori e liste elezioni regionali 2020 per l'Emilia-Romagna

 
Il Coordinamento Comitati Acqua Pubblica e la Rete Rifiuti Zero dell'Emilia Romagna che hanno promosso una legge su acqua-rifiuti già depositata in Regione, chiedono ai candidati alla Presidenza della Regione Emilia Romagna e alle forze politiche che partecipano alla competizione elettorale un impegno a istituire un tavolo permanente di confronto con i due Movimenti e di prendere posizione sulla proposta di legge e su una serie di problematiche relative alle due tematiche elencate nel documento che segue "Acqua-rifiuti: domande ai candidati governatori e liste elezioni regionali 2020 per l'Emilia-Romagna"
(vedi anche allegato in Pdf)
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(VEDI COMUNICATO STAMPA E RISPOSTE RICEVUTE DA CANDIDATI E GRUPPI POLITICI PER LE ELEZIONI REGIONALI 2020)

Si chiede di far pervenire una risposta scritta di merito entro il 18 gennaio all'indirizzo mail:
e/o all'indirizzo mail di:
Corrado Oddi – Coordinamento Comitati Acqua Pubblica corrado.oddi131157@gmail.com
Natale Belosi - Rete Rifiuti Zero ER natbel@libero.it
Per eventuali contatti:
Corrado Oddi: 342 921 8650 - Natale Belosi: 333 790 8292

Acqua-rifiuti: domande ai candidati governatori e liste elezioni regionali 2020 per l'Emilia-Romagna

Siamo a più di 8 anni dai referendum per l’acqua pubblica e sui servizi pubblici locali. In Emilia Romagna i risultati furono i seguenti: 
1. Modalità di affidamento e gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica. Abrogazione
Votanti
2.148.515
64,15%
2.013.112
95,03%

2.Determinazione della tariffa del servizio idrico integrato in base all'adeguata remunerazione del capitale investito - Abrogazione parziale di norma
Votanti
2.148.745
64,16%

2.025.958
95,41%

Nonostante i risultati fossero chiari, né i governi e parlamenti nazionali, né la giunta regionale e l’assemblea legislativa,  hanno operato per corrispondere alla volontà maggioritaria dei cittadini.
A livello nazionale, la discussione sulla proposta di legge Daga, che riprende le proposte del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua e dà coerente applicazione all’esito referendario, è sostanzialmente ferma alla Camera dei deputati, mentre la nuova regolazione tariffaria sul servizio idrico costruita da ARERA ha reintrodotto da diversi anni la remunerazione del capitale investito, seppure con un’altra definizione lessicale, che ha peraltro prodotto notevoli aumenti tariffari.
Il tema dell’acqua bene comune continua ad essere elemento strategico, indicatore delle scelte di fondo di un’idea di modello sociale e di convivenza, elemento decisivo ai fini della qualità della vita dei cittadini, della tutela e salvaguardia dell’ambiente, della conservazione del patrimonio ambientale per la sopravvivenza delle future generazioni. In quanto risorsa essenziale per la vita, ancor più soggetta ad aggressione e scarsità nell’attuale situazione di cambiamento climatico, essa non può soggiacere a logiche di mercato e di profitto; il servizio idrico va quindi orientato al perseguimento di finalità pubbliche e gestito attraverso la partecipazione dei cittadini che usufruiscono di esso e dei lavoratori che lo producono. Va inoltre sottolineato come i temi della gestione del servizio idrico, e più in generale del ciclo integrale dell’acqua, siano elementi strategici per una regione come l’Emilia-Romagna che sta dimostrando evidenti fragilità sia sul piano ambientale che del dissesto idrogeologico (cambiamento del clima, frane, allagamenti, conseguenze della cementificazione e dell’impermeabilizzazione del suolo).
Per quanto riguarda il ciclo dei rifiuti, consapevoli che il livello medio di vita degli italiani, oltre che del Nord del mondo, è insostenibile  dato che stiamo consumando il 280% delle risorse messe nostra a disposizione dal pianeta, e che l'Italia è un paese con scarse risorse prime e quindi in gran parte dipendente dalle importazioni, la politica sui rifiuti va intesa come una politica per rendere al massimo efficiente i processi produttivi e di consumo, in modo da ridurre al massimo il consumo di risorse, e comunque entro i limiti di quelli messi a disposizione dal pianeta, ridurre al massimo la produzione di rifiuti, reimmettere come materia nei cicli produttivi quegli scarti che non possono essere evitati, ricercare tutte le soluzioni tecniche perché gli scarti non riciclabili siano ricondotti a zero. Una legge di iniziativa popolare in tal senso è depositata ma ignorata in parlamento.
Occorre che la normativa e i piani regionali di gestione dei rifiuti, come ormai prevede anche la normativa europea, prevedano una exit strategy dall'incenerimento (perché strumento di spreco di materia non più riutilizzabile, con limitato recupero energetico ma con emissioni di CO2 nettamente superiore al mix energetico nazionale), e un'uscita dalle discariche, il cui uso residuo deve essere inteso come deposito temporaneo di rifiuti per un successivo utilizzo nel momento in cui le nuove tecnologie ne permetteranno l'uso ai fini della reimmissione nei cicli produttivi. Avviando già da ora gli impianti di trattamento realizzabili con veri distretti del riciclo per le diverse materie prime seconde.
Sotto questo aspetto il criterio principale di giudizio per la gestione efficiente dei rifiuti, la "minimizzazione dei rifiuti non inviati a riciclaggio" (art. 4 comma 1 legge regionale ER n. 16/2015), che sostituisce l'obsoleto criterio di raccolta differenziata, va sostenuto, aggiornato sulla base di quanto previsto dalle nuove direttive sull'economia circolare (per riciclaggio si intende quanto effettivamente riciclato al netto degli scarti), assunto come punto di riferimento per il prossimo aggiornamento del Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti, per i meccanismi di incentivazione disincentivazione, per l'elaborazione di tutti i dati e per la comunicazione delle performances a livello regionale.

Relativamente agli aspetti istituzionali, si scelse nel dicembre del 2011 di varare la legge regionale che sopprimendo gli ATO territoriali, sottraeva i poteri decisionali dai comuni consegnandoli al consiglio di Ambito di ATERSIR. 
Inoltre anche a livello proprietario le aziende concessionarie del servizio come ad esempio HERA, vede il costante ridimensionamento della parte pubblica che oggi è circa del 46,6% a fronte di un 53,4% in mano ai privati.
Forte è quindi l’asimmetria fra il gestore e i singoli comuni e anche con ATERSIR.
ATERSIR, Sta impiegando oltre 7 anni dalla scadenza per definire i nuovi affidamenti, un tempo enorme, e la sua struttura operativa non riesce a garantire il normale esercizio, di fronte alle numerose incombenze su acqua e rifiuti.
Per questo il Coordinamento dei Comitati per l’acqua bene comune Emilia Romagna e la RETE Rifiuti Zero, hanno avanzato la proposta di una legge regionale che riorganizzi complessivamente ATERSIR, rafforzando la parte tecnica e organizzativa e restituendo ai territori ed ai comuni la potestà decisionale, e configurando strumenti economici per favorire i processi di ripubblicizzazione del servizio idrico e dei rifiuti, in particolare alla scadenza degli affidamenti. La proposta di legge è stata presentata da diversi consiglieri regionali nel maggio scorso.

Riteniamo quindi che le forze politiche e i candidati governatori partecipanti al processo elettorale, debbano esprimersi preventivamente ed impegnarsi sia se avranno funzioni di governo, sia se saranno all’opposizione, dichiarando la loro volontà e prendendo una posizione scritta, favorevole, contraria o articolata, sui temi qui sotto elencati:

  1. Nel metodo, un impegno ad istituire da subito un tavolo permanente di confronto tra la Giunta regionale e i movimenti per l’acqua e i rifiuti per discutere preventivamente le politiche e i provvedimenti che si intendono mettere in campo in questi ambiti e per seguirne gli sviluppi nell'intero arco della legislatura.
  2. sostenere la proposta di legge nazionale di iniziativa popolare del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua finalizzata alla ripubblicizzazione del servizio idrico e ripresa pressochè integralmente nel testo presentato dall’on. Daga, che si basa sulla gestione del servizio idrico effettuata tramite Enti di diritto pubblico, in particolare le Aziende speciali, superando ogni forma gestionale svolta da SpA, e sull’eliminazione del profitto garantito presente nelle tariffe, anche attraverso l’abrogazione di ARERA;
  3. attivarsi per l'eliminazione della remunerazione del capitale investito, e cioè il profitto garantito, nelle tariffe del servizio idrico, che, sulla base della regolazione tariffaria di ARERA, oggi arriva a circa il 5,3% di rendimento garantito, seppure denominata in altro modo, nonostante il chiaro pronunciamento referendario del 2011 che l'ha abrogato;
  4. sostenere la proposta di legge presentata da diversi consiglieri regionali nel maggio 2019 e da due Comuni  in materia di gestione pubblica e organizzazione del servizio idrico e di gestione dei rifiuti in Emilia-Romagna, laddove prevede l’abrogazione della struttura politica centralizzata di Atersir e il passaggio delle sue funzioni fondamentali a Ambiti Territoriali ottimali di tipo provinciale, sulla base del principio di sussidiarietà e riportando la fase decisionale più vicina ai cittadini con processi partecipativi della popolazione e dei lavoratori del settore.
  5. poiché molti affidamenti sulla gestione dei rifiuti e acqua sono scaduti ma non riassegnati e molti altri sono in scadenza nel giro di pochi anni, tenendo conto che la scadenza delle concessioni è il momento più favorevole per procedere alla ripubblicizzazione, sostenere la proposta di legge regionale su acqua e rifiuti laddove prevede di favorire processi di ripubblicizzazione che i comuni decideranno, anche attraverso appositi fondi di investimento e garanzia. Ciò presuppone anche che vengano sospese le gare in corso sull’affidamento del servizio idrico e di gestione dei rifiuti;
  6. istituire un tavolo permanente regionale coi rappresentanti dei movimenti acqua e rifiuti e a livello territoriale tavoli partecipativi per studiare sin da adesso la fattibilità della ripubblicizzazione del servizio idrico e di quello dei rifiuti e per seguire e intervenire sull'evoluzione della loro gestione;
  7. promuovere politiche di tutela della risorsa idrica e di gestione del territorio e dell’ambiente e avviare processi di investimento pubblico diffusi sul territorio al fine di sviluppare lavoro e tecnologie innovative per migliorare la qualità ambientale del territorio, e ridurne la fragilità;
  8. rafforzare l'incentivo ai sistemi di raccolta che minimizzano tutti i rifiuti non riciclati (rifiuto residuale, raccolte differenziate a discarica o incenerimento, scarti delle raccolte differenziate), penalizzando quelli a minore efficacia. Promuovere la tracciabilità di tutti i rifiuti. Introdurre incentivi basati sulla maggiore purezza merceologica delle raccolte differenziate per minimizzare gli scarti, e introdurre differenziazioni di costo al trattamento su questo criterio, e un monitoraggio continuo sulla qualità delle raccolte differenziate. Introdurre la premialità ai Comuni che praticano la tariffa puntuale, in particolare a quelli che l'applicano su più frazioni, e la penalizzazione di quelli che non l'hanno applicata nei tempi previsti dalla legge 15/2015;
  9. introdurre la selezione del rifiuto residuo ai fini di un ulteriore recupero di materia e per togliere le plastiche dai rifiuti destinati a incenerimento e programmare una exit strategy dall'incenerimento entro il 2030 ai fini della lotta ai cambiamenti climatici;
  10.  creare una struttura di supporto per i Comuni che vogliono ripubblicizzare il servizio di raccolta. Impedire forme di monopolio del trattamento e riciclaggio dei rifiuti come attualmente per il compostaggio. In questo quadro, occorre pensare anche alla possibile separazione tra gestione del servizio di raccolta dei rifiuti da quello di gestione del trattamento e smaltimento dei rifiuti, prevedendo per la prima grandezze dei bacini conformi alle indicazioni dell’Autorità per la concorrenza;
  11. rivedere, con fondi dei PSR Europei, con fondi Regionali o con prelievi da Tariffa, finanziamenti importanti per la costruzione di impianti in grado di riutilizzare le frazioni raccolte in maniera differenziata. Incentivare e favorire le produzioni che utilizzano materiali riciclati. Avviare altresì ricerche, con l’università e le aziende, per individuare i prodotti non riciclabili ed agire successivamente per la loro riprogettazione in prodotti riciclabili; prevedere meccanismi di premialità per le Aziende che negli anni riducono i loro rifiuti indifferenziati e migliorano la qualità delle frazioni differenziate, finanziando tale misura con un incremento della tassa sullo smaltimento dei rifiuti speciali;
  12. incentivare e pianificare l’autocompostaggio, il compostaggio di comunità e il compostaggio di piccola scala. Individuare un obiettivo indicativo del 30% dei rifiuti organici che possono essere trattati con queste metodiche. Promuovere impianti di trattamento dei rifiuti organici in ogni provincia, con dimensioni massime indicativamente di 30.000 ton/anno trattate, coinvolgendo, nella loro realizzazione e gestione, le realtà agricole. A tal fine si dovranno prevedere degli appositi incentivi rivolti agli agricoltori che desiderano realizzare questi impianti. Stabilire pertanto la seguente gerarchia nella pianificazione della gestione della frazione organica dei rifiuti: prevenzione, autocompostaggio, compostaggio di comunità, compostaggio locale e di piccola scala, impianti di trattamento della frazione organica provinciali di massimo 30.000 ton/anno;
  13. monitoraggio degli acquisti di tutti gli Enti pubblici per obbligarli a fornirsi esclusivamente di prodotti derivanti dal riciclo, nonché nell’utilizzo del compost nei giardini e parchi pubblici; ridare nuovo impulso a quanto previsto dalla legge regionale 16/2015 su riuso e riduzione dei rifiuti attraverso l'attuazione dei centri comunali del riuso da collocarsi presso i centri di raccolta, incentivando la distribuzione di prodotti sfusi (acqua, vino, detersivi, latte, ecc.) e tutti gli altri progetti di riduzione; divieto di utilizzo della plastica e degli oggetti usa e getta nelle mense scolastiche, ospedaliere e sociosanitarie convenzionate, nonché nelle feste pubbliche; in particolare dovrà diventare obbligatoria nelle scuole e nei locali degli Enti pubblici l’uso di distributori di acqua e di borracce; dovrà essere obbligatoria, o comunque fortemente consigliata e incentivata, una campagna di informazione e/o formazione nelle Scuole e nelle Associazioni di Volontariato convenzionate;
  14. attuare una completa trasparenza dei dati relativi alla produzione dei rifiuti, con accesso continuo alla visione dei dati ORSO a tutti, l'obbligo ai gestori di mettere in rete i dati della loro produzione della destinazione dei rifiuti raccolti, dei costi e dei ricavi sostenuti. I rendiconti gestionali dovranno essere messi in rete entro il giugno dell'anno successivo.
Coordinamento regionale comitati acqua pubblica Emilia-Romagna
Rete rifiuti zero Emilia-Romagna
Il documento è condiviso anche da AIC ( Associazione Italiana Compostaggio)



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